Lettera aperta ai candidati alla carica di Sindaco della città di Anagni

Premessa

Da tempo la nostra città sembra soffrire di una “crisi di rappresentazione”: una mancanza di corrispondenza tra le dinamiche e i problemi del territorio e la capacità (o la volontà) di rappresentarle e risolverli, da parte della politica istituzionale.

Crediamo che la cura dell’ambiente possa diventare un’opportunità: sostituendo progressivamente l’attuale modello di crescita illimitata nell’uso e nella dissipazione delle risorse con un’economia circolare,si darebbe vita ad un modello di società capace di rigenerare, riutilizzare e reinventare prodotti, servizi, risorse e territorio, generando nel contempo occasioni di lavoro e migliore qualità di vita dei cittadini, in termini sia economici che di salute.

I problemi del territorio sono gravi e improcrastinabile è la loro soluzione: la forza del cambiamento che fa parte della consapevole esperienza di comunità e cittadini, è oggi il motore della necessaria conversione ecologica.

Se da un lato la richiesta di migliore qualità della vita è tra i desideri e le richieste dei cittadini, dall’altro le proposte della politica continuano a non tener in conto alcune variabili fondamentali che andranno a condizionare la vita delle nuove generazioni. Il cambiamento climatico, già in atto, è uno di questi fattori e dovrebbe giocare un ruolo fondamentale nelle politiche a tutti i livelli dell’amministrazione, quindi anche quelle comunali.

Anagni dovrebbe pianificare e sviluppare serie e puntuali azioni contro l’inquinamento atmosferico, per la riqualificazione energetica degli edifici, la conservazione del suolo agricolo e naturale, la crescita delle aree verdi e dei parchi naturali, l’abbassamento delle emissioni da fonti agricole e industriali, la gestione della biodiversità condizionata dal clima che cambia, l’economia circolare, la riduzione e prevenzione dei rifiuti, la mobilità dolce e il Trasporto Pubblico Locale, la tutela delle acque.  Sono solo alcuni tra i fondamentali ambiti entro cui sviluppare azioni per preservare i cittadini da rischi crescenti, inquinamenti e degrado ambientale nell’epoca del cambiamento climatico.

Servono competenze e volontà politica ma servono anche cittadini consapevoli e informati.

All’amministrazione che guiderà la città per i prossimi cinque anni chiediamo di procedere verso una reale conversione ecologica, raccogliendo i segnali di trasformazione nella città e le persone che già mettono in atto il cambiamento. Molti cittadini già oggi realizzano dal basso modelli di cura del territorio, di welfare, di produzione di beni e servizi, di mobilità sostenibile. Scelte che devono trovare nella rappresentanza politica uno sbocco per aumentarne la portata riformatrice.

Chiediamo ai candidati alla carica di Sindaco di Anagni, di formulare i propri programmi alla luce delle sfide ambientali che presentiamo e di agire concretamente affinché, anche in modo trasversale, si possano costruire scenari di lungo periodo che oltrepassino il limite temporale di una consiliatura, progettando le basi per la città del futuro.

1) La sfida dell’economia circolare

I nuovi obiettivi comunitari in tema di raccolta differenziata e riciclo rappresentano una opportunità per la città: il riciclo dovrà arrivare al 65% in termini di effettivo recupero di materia con l’obiettivo che sale al 70% per gli imballaggi, in tutti i comuni. Siamo di fronte ad una grande occasione per l’Italia e per il Lazio per affrontare percorsi di innovazione nella gestione della raccolta rifiuti, rafforzare la rete di impianti di trattamento e valorizzazione dei rifiuti ulteriormente recuperabili e riciclabili, dismettere progressivamente gli inceneritori, a partire da quelli di Colleferro, e rivedere le politiche sulle autorizzazioni ambientali.

A livello comunale, occorre promuovere le buone pratiche per favorire il riutilizzo, promuovere la riduzione degli sprechi alimentari recuperando l’invenduto a fini sociali, sperimentare modelli innovativi di intervento per disincentivare la produzione di rifiuti, promuovere il compostaggio di comunità e applicare la tariffa puntuale sostenendo la diffusione di centri del riuso e della riparazione che possano dare occupazione ad artigiani e cooperative.

Non può essere ulteriormente rimandata l’istituzione di una Isola Ecologica, premessa fondamentale per una opportuna gestione dei rifiuti.

Occorre pensare un piano straordinario di censimento e rimozione dell’amianto dagli edifici pubblici e privati, identificando tempi certi per la bonifica e l’eliminazione di questo pericoloso materiale.

2) Stop al consumo di suolo

Il suolo, con le sue molteplici funzioni, rappresenta la risorsa naturale più preziosa e allo stesso tempo più indifesa.

A fronte di un patrimonio edilizio inutilizzato, assistiamo alla nascita ex novo di edifici ad uso abitativo o commerciale nelle zone periferiche, mentre il centro storico va progressivamente impoverendosi di attività ed abitanti e la presenza sul territorio comunale di decine e decine di capannoni abbandonati devasta il paesaggio.  La rigenerazione urbana appare come l’unica prospettiva seria di sviluppo anche in un’ottica di rivitalizzazione delle relazioni economiche e sociali nella città.

Il rilancio della città passa anche attraverso l’uso efficiente del territorio costruito: sono necessari processi di rigenerazione e di ricollocazione di funzioni urbane, ambientali e produttive negli spazi esistenti sottoutilizzati, non prescindendo dal risanamento delle aree dismesse. Occorre agevolare gli interventi di rigenerazione, che tengano in adeguata considerazione l’opportunità di sviluppare, insieme al reinsediamento, anche le funzioni connesse alla resilienza e al benessere urbano (aree e corridoi verdi, sistemi di drenaggio sostenibile, ripristino del reticolo e delle pertinenze idriche), sviluppando progetti supportati da adeguate ambizioni e competenze.

Nella città antica, vero patrimonio di tutti gli anagnini, occorre rivalutare il progetto di parco urbano nell’area di Piazza Cavour proposto dalla cittadinanza e scongiurare definitivamente la costruzione del previsto parcheggio sulle Mura Serviane.

Per abbattere l’inquinamento e le emissioni climalteranti, bisogna promuovere l’efficienza energetica del patrimonio edilizio, privato e pubblico, con la riqualificazione energetica degli edifici, a partire dall’involucro, e  con la revisione degli impianti di climatizzazione.

Per Anagni, come per moltissimi centri sulla dorsale appenninica, è necessario mettere in atto misure per il miglioramento della sicurezza statica e sismica degli edifici.

Riteniamo fondamentale adottare uno stretto collegamento tra l’amministrazione comunale, gli operatori e i cittadini per monitorare i processi di riabilitazione del patrimonio e del territorio costruito e l’aumento della resilienza urbana.

3) La qualità ecologica e ambientale del territorio comunale

Il territorio comunale va valorizzato a partire dalla necessaria bonifica delle zone ricomprese nel SIN “Bacino del Fiume Sacco”, ma anche dal recupero di aree verdi attualmente maltenute e sottoutilizzate.  Occorre tornare ad investire sul patrimonio naturale di Anagni, e allo stesso tempo guidare un percorso di riorganizzazione della loro gestione, evitando la dispersione o l’uso poco efficace di risorse. Per questo il Comune potrebbe svolgere un ruolo di regia tecnica e di pianificazione a garanzia dell’aumento di connessioni ecologiche, perseguendo un superiore livello di partecipazione e animazione delle comunità agli obiettivi di tutela e valorizzazione dell’ambiente naturale, per favorire una maggior coesione e cooperazione da parte della società civile a progetti territoriali.

In quest’ottica, dovranno essere recuperati e valorizzati i patrimoni storici di “Castel San Giorgio”, “Villa Magna” e della “Badia”, e rivalutato il sentiero naturalistico che dal centro storico porta a “Ju Rio” e alle “Marmitte dei Giganti”.

Dovrà essere dato adeguato utilizzo al sito della “Ex Polveriera”, anche tenendo conto delle proposte già in passato formulate dalle associazioni di cittadini, preservando assolutamente il suo intrinseco valore ambientale.

Dovrà essere affrontato il tema del recupero della “Macchia di Anagni”, valutando l’istituzione di un parco comunale.

4) Uscire dalle emergenze territoriali

Il territorio comunale è, da anni, oggetto di un impoverimento del tessuto industriale causato dalle molte aziende, anche ad elevata tecnologia e con migliaia di occupati, che hanno progressivamente chiuso o trasferito altrove le proprie attività, lasciando una scia -visibile- di capannoni abbandonati e fatiscenti e una scia -invisibile- di inquinamento di suolo ed acqua ancora da quantificare.

Questa situazione di degrado, anche paesaggistico, incentiva la richiesta di installazione in zona solo di industrie “sporche”, come quelle di trattamento rifiuti, in una parte di territorio già gravato da un pesante carico ambientale e nella quale già insistono ben sette stabilimenti a rischio chimico rilevante.

Nonostante ciò, non si apprezza una governance del territorio stesso, che appare come privo di logica: aziende agricole o di allevamento animali confinano con impianti chimici, inceneritori, trattamento rifiuti, in un orrendo mosaico che massacra la qualità dei prodotti del territorio, della qualità della vita e del turismo.

Eppure è ben noto e certificato lo stato pessimo per la qualità dell’aria (DR n° 536  15.09. 2016)  che contrasta con la richiesta di accensione di nuovi inceneritori (Marangoni) in aggiunta a quelli già presenti e funzionanti (VivDecoral, Bonollo).

Il depuratore consortile di Anagni, ancora non funzionante dopo decenni e decine di milioni spesi, coesiste con i numerosi scarichi abusivi e nocivi nel fiume Sacco da parte di aziende e privati.

A questo si aggiunge l’insufficienza di strutture sanitarie pubbliche, quasi in spregio al diritto alla salute sancito dalla Costituzione Italiana, con il penoso caso dell’Ospedale di Anagni.

Anagni, e la Ciociaria tutta, è terra di bellezze paesaggistiche, storiche ed architettoniche: finita l’industria, la popolazione attraversa una grave crisi economica. C’è bisogno di una nuova economia che deve incentrarsi sul turismo ecosostenibile e sulla produzione agricola e casearia di qualità.

Chiediamo alla prossima amministrazione di adoperarsi per non disperdere il patrimonio di relazioni con le altre amministrazioni della Valle del Sacco, formalizzato con il “Tavolo dei Sindaci”, di mettere in atto il “Protocollo di Sorveglianza Ambientale” proposto durante l’ultima assemblea dello stesso e di sostenere le attività necessarie a concretizzare il “Contratto di Fiume Sacco”.

Chiediamo di farsi parte attiva con la Regione Lazio per valutare una visione sistemica e di insieme della Valle, tenendo conto di tutti i diversi aspetti socio-economici ed ambientali. E’ necessario passare dalla logica degli interventi scollegati che rischiano di entrare in conflitto reciproco (es: autorizzare interventi di miglioramento della qualità dell’aria e, contemporaneamente, consentire la riaccensione di inceneritori), ad interventi ed incentivi alle piccole realtà imprenditoriali che assicurino una elevata qualità dei loro prodotti. Proponiamo che si istituisca un marchio di qualità ‘Valle del Sacco’, collegato a realtà produttrici ad elevata sostenibilità ambientale.

Proponiamo di incentivare l’utilizzo dei capannoni abbandonati per attività produttive con produzione autoctona: artigianato fatto da piccole imprese da aiutare con la defiscalizzazione, lo snellimento delle pratiche burocratiche, il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi.