Ieri pomeriggio, 18 dicembre, abbiamo partecipato alla seconda seduta della conferenza di servizi per l’impianto di Biodigestione proposto da Energie Anagni ed attualmente in Valutazione di Impatto Ambientale presso la Regione Lazio.

Abbiamo ribadito la nostra richiesta di negare l’autorizzazione all’impianto.

Sappiamo che il ciclo dei rifiuti si chiude solo con gli impianti di trattamento e siamo convinti che la biodigestione anaerobica con produzione di biometano e di compost sia, al momento, la migliore soluzione impiantistica presente sul mercato.Sappiamo anche che nel Lazio ci sono solo 2 impianti attivi.

Da una recente analisi di Legambiente Lazio è emerso che “a Frosinone e provincia serviranno 2 Biodigestori, in provincia di Latina ne sta per essere costruito uno e ne servirà un secondo, a Rieti 1, a Viterbo c’è già il necessario, in provincia di Roma (senza Capitale) c’è 1 impianto e ne serviranno altri 3, a Roma non c’è niente e ne serviranno 10, se tutti di piccola taglia. Ma dovranno essere diffusi sul territorio secondo la giusta divisione tra ambiti provinciali come li ha definiti il Piano Regionale dei Rifiuti, servono a Frosinone dove il nostro circolo si espresso giustamente in maniera inequivocabile, così come altrove. Andranno fatti in aree industriali recuperando aree dismesse, senza consumo di suolo ulteriore, posizionandoli più vicino possibile ai capoluoghi o le città più grandi, per abbattere il più possibile le emissioni dei mezzi pesanti addetti al trasporto. Il calcolo è stato realizzato tenendo in considerazione i dati più recenti del catasto rifiuti ISPRA e le indicazioni d’ambito arrivate con il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti.”

La produzione di Rifiuto Umido della provincia di Frosinone nel 2019 è stata 36488 ton (dati Catasto Rifiuti ISPRA), su un totale di 97780 ton di Raccolta Differenziata , corrispondente perciò al 54.87%. Lo scenario previsto dal Piano Regionale Rifiuti per l’ambito di Frosinone, al raggiungimento del 70% RD, è di 39.625 ton di Umido e 5.292 di verde per un totale di 44918 ton (rif. pag. 298, par. 10.5, “Verifica dei fabbisogni impiantistici di trattamento della frazione organica”). Si tenga anche in considerazione, che Frosinone è il comune più popoloso della provincia, con 45624 abitanti e che ha realizzato un notevole passo in avanti nella raccolta differenziata, passando dal 47.38% del 2018 al 69.4 % del 2019.

La produzione di Umido della città di Frosinone nel 2019 è di 6502 tonnellate, superiore di 3 volte a quella del comune di Anagni nello stesso anno che si ferma a 2045 tonnellate.

La capacità impiantistica dell’impianto di Energie Anagni, 84000 ton/ anno, è dunque sovradimensionata per le necessità, attuali e di scenario, dell’intero ambito provinciale, si suppone che per il suo funzionamento a regime dovrebbe essere alimentato con rifiuti provenienti da fuori ambito, in contraddizione con le indicazioni del Piano Regionale Rifiuti. Inoltre, la posizione geografica dell’impianto lo rende periferico rispetto sia alla città di Frosinone che ai comuni della parte più meridionale della provincia non rispettando il principio di prossimità.

Gli impianti servono, ma devono essere fatti bene, senza consumo di suolo, recuperando le aree degradate delle zone industriali. Devono “servire” i territori, non diventarne i padroni. Devono essere funzionali ai fabbisogni dell’ambito provinciale per evitare di far arrivare rifiuti da fuori. La Valle del Sacco vede, finalmente, una prospettiva di risanamento con la bonifica dei siti del SIN. Dalla definizione di stato d’emergenza nel 2005, sono passati 15 anni, ed è innegabile, per chiunque conosca i fatti e li voglia raccontare onestamente, che in questi anni sia stato DETERMINANTE l’apporto dei cittadini, delle associazioni, dei comitati ambientalisti e di qualche amministratore attento per smuovere le amministrazioni e la politica locale. In troppi ci chiamavano “allarmisti”, ma forse avevamo ragione noi.

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